Tesi: Interpretazioni attuali delle neoavanguardie: fra manifesti e immagini pubblicitarie

L’opera di Paolo De Cuarto, si qualifica come opera della memoria di un tempo che fu e che rivive oggi nelle sue immagini, attraverso la ‘poesia del frammento’  .
Sembrano riconoscibili a primo impatto le scritte roboanti del nostro artista. Parti di intonaco scoperte convivono indissolubilmente con avanzi di immagini pubblicitarie, e tutto ci riporta  a cose già viste, già sentite. Veniamo catapultati, quasi senza accorgercene, in una dimensione anteriore, che risale a circa sessanta anni fa, quando l’icona della reclame e il prodotto di scarto si inserivano in una logica di esaltazione della materia tangibile. Mi riferisco alla Pop Art, al Nouveau Realisme e a tutte quelle esperienze artistiche, figlie della società dei consumi, a cui sembra rifarsi De Cuarto.
Un’analisi superficiale della sua opera potrebbe indurci inizialmente a classificarla come mera citazione dei primi lavori di Mimmo Rotella, con il quale l’artista oltre ad avere un rapporto di parentela è stato legato professionalmente per quattro anni. Tuttavia andando avanti in questa dissertazione analizzeremo una serie di fattori che ci permetteranno di scoprire le peculiarità di De Cuarto. 
E’ proprio lui, a definire i suoi lavori come un anello di congiungimento tra la Pop Art e il Nouveau Realisme , partendo da questa dichiarazione ho ritenuto opportuno dedicare un capitolo del mio elaborato alla contestualizzazione di tali correnti al fine di definirne il ruolo nell’opera di De Cuarto. A questo proposito mi è stato utile consultare il testo a cura di Franco Russoli, Esperienze degli anni Sessanta in America e in Europa , soprattutto per la parte relativa alla Pop Art scritta da Marisa Volpi Orlandini, dove ho potuto rintracciare anche un valido confronto con l’esperienza europea del Nouveau Realisme. Mi è stato possibile approfondire quest’ultimo tema (in particolare l’aspetto che riguarda il rapporto con la tradizione duschampiana dei ready made) grazie alle dichiarazioni di P. Restany, raccolte da Sylvaine Lecombre  e a quelle di Sam Hunter nel Catalogo per la mostra di Mimmo Rotella tenutasi a Pisa nel 2001 . 
La relazione tra De Cuarto e le esperienze artistiche suddette comunque non è perentoria, esse rappresentano un accrescimento del suo bagaglio culturale, e mai un’ imitazione del lavoro altrui.  
Un'altra sezione è dedicata alla personalità di De Cuarto in relazione ai diversi personaggi e alle varie occasioni che in qualche modo hanno avuto un ruolo interessante nella sua esperienza artistica. 
In questo capitolo è presente più che in altri la figura di Mimmo Rotella, citata per introdurre alcuni aspetti dell’attività di De Cuarto: la riproduzione della ‘patina del tempo’ , l’idea  del bello, la matericità e il concetto della ‘decontestualizzazione’ . Usufruendo di varie fonti ho sviluppato questi temi per confrontarli con le dichiarazioni che mi ha rilasciato l’artista, le quali inducono a dei parallelismi tra la tecnica dello strappo, protagonista dei decollage di Rotella e la poetica del frammento, simbolo dell’opera di De Cuarto. Per questa ragione sono state  opportune le citazioni di Marina Pugliese, rintracciate nell’appendice del saggio “Tecnica mista. Materiali procedimenti nell’arte del XX secolo”, di cui fa parte l’intervista allo stesso Rotella, l’articolo relativo al colloquio tra Sylvaine Lecombre a Pierre Restany nel 1986  e il contributo di Tommaso Trini, che con estrema chiarezza, ha descritto le principali fasi del lavoro di Rotella all’interno del catalogo realizzato per la mostra Mimmo Rotella Antologica .
Di Rosa Spinillo ho sfruttato uno stralcio della conversazione avuta con l’anziano maestro, relativa all’importanza dell’ambiente in cui si nasce: humus  come la definisce anche De Cuarto. Entrambe sono originari di Catanzaro, per cui, anche se in periodi storici distanti tra loro (Rotella nasce nel 1918 e De Cuarto nel 1972), le radici sono le stesse, l’ humus non cambia e i valori si tramandano da una generazione all’altra. Sono i valori del sud, quello della famiglia, dell’attaccamento alla propria terra e della vita che scorre lentamente a segnare l’infanzia dei due: “Essere il quarto di cinque figli maschi, crescere in una città ‘molto lenta’ e poco ricettiva alle frenesie della metropoli – dice De Cuarto – mi ha permesso di gustare la ‘nostalgia’ ” , la stessa provata da Mimmo Rotella. 
Infanzia e nostalgia sono due termini cha vanno di pari passo nella poetica dell’artista: attraverso le immagini sbiadite di vecchie reclame De Cuarto intende rievocare esperienze dimenticate, legate in primo luogo all’innocenza della prima età; in tale contesto si inserisce anche l’idea del frammento, ovvero: la scelta di presentare il prodotto (in questo caso il marchio pubblicitario), non per intero, ma selezionando solo una parte di esso, per lasciare il resto all’immaginazione e alla memoria di chi guarda i suoi quadri . Tali concetti: infanzia, nostalgia e frammento, vengono sviluppati nel terzo capitolo, in cui trovano spazio gli approfondimenti relativi sia alla tecnica che alla poetica del suo lavoro. 
Ritengo che questo sia un punto fondamentale della tesi perché documenta l’originalità dell’artista, che attraverso la particolare realizzazione delle sue opere rimane legato alle esperienze artistiche suddette, cercando di trarne degli stimoli per la creazione di un linguaggio innovativo, in cui passato e presente/tela e muro si fondono in un continuo scambio di suggestioni.
Qui, più che in altre parti, ho cercato di lasciare la parola a De Cuarto avvalendomi delle mail che ci siamo scambiati, e dell’intervista fatta a Milano nel suo studio. 
Del terzo capitolo fa parte anche il catalogo dei suoi lavori, con le foto scattate da Matteo Perduca, Lorenzo Bassani e da me. Il confronto tra la parte scritta e quella illustrata ha il duplice scopo di agevolare il lettore nella comprensione dell’opera e mostrare allo stesso tempo l’attività ancora poco conosciuta di questo giovane artista. In alcune immagini si potrà notare l’importanza del particolare e del frammento: si comprenderà il senso di questa scelta solo accostando le foto alle sue dichiarazioni. 
Non poteva mancare almeno un accenno al valore dei ghost signs, letteralmente “segni dei fantasmi” . Nel quarto capitolo, dedicato ad essi mi troverò a parlare  di questi tipici frammenti di pubblicità dipinte a mano, che tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo hanno trovato la loro collocazione sulle facciate dei palazzi in diverse città del mondo.
Il nostro artista sembra molto affascinato da queste tracce del tempo e con grande entusiasmo me ne ha parlato in varie occasioni, spiegandomi che più fattori hanno contribuito ad alimentare il suo interesse per il passato; tra questi ci sono i ghost signs, che rientrano nella volontà di riportare all’attenzione del pubblico frammenti delle vecchie pubblicità e di riprodurre sulla tela i muri di quei palazzi .
De Cuarto mi ha parlato anche di un repertorio di segni realizzati durante la Seconda Guerra Mondiale, grazie a lui e al libro di Ariberto Segàla: I muri del Duce, sono venuta a conoscenza di un mondo invisibile, fatto di tracce e labili memorie. In questo contesto si inserisce quella sottile trama di simboli costituita da frecce e sigle che indicavano i rifugi o le uscite di emergenza in caso di bombardamento. Venivano dipinte sui muri esterni delle case e in qualche circostanza si conservano ancora oggi: “A Milano ce ne sono ancora molte”  dice De Cuarto. 
Le ultime tracce di cui parla l’artista sono quelle relative agli slogan politici che il Governo Mussolini fece dipingere sui muri dei palazzi pubblici e privati durante il Ventennio. Si tratta di motti del Duce estrapolati dai suoi interventi politici. Ciò che attrae De Cuarto di queste scritte, che ancora oggi si possono trovare con un po’ di fortuna in alcuni piccoli paesi del Nord, del Centro e del Sud Italia, è la loro veste grafica e l’idea fortemente comunicativa . 
Le ultime pagine dell’elaborato sono dedicate all’appendice con le mail e all’intervista a De Cuarto, due strumenti molto utili che mi hanno permesso di conoscere meglio l’artista e il suo lavoro.
La mia ricerca si svolge spesso su più piani paralleli: De Cuarto, Rotella, il Nouveau Realisme, la Pop Art, i ghost signs; come ho già accennato questa vuole essere l’occasione per un confronto libero e per far emergere la figura del giovane De Cuarto, che pur lasciandosi influenzare dalle esperienze del passato, mantiene un legame saldo con la propria epoca e il proprio ambiente. 

 



Samuela Sestini