L'artista che reinventa la pubblicitĂ 

Frammenti di  memoria, immagini capaci di ridare vita a storie che hanno accompagnato lo scorrere del tempo, raccontando usi e costumi diventati consuetudini e tradizioni.   Paolo de Cuarto ci regala “istantanee” estrapolate al confine tra il ricordo di un messaggio pubblicitario e quello stupore di un incontro inatteso, un ritorno inaspettato, uno spazio condiviso. Un fragoroso rumore di parole, numeri, lettere ed immagini figlie di un tempo che ritornano decifrate al di fuori di quello stesso tempo, che arrivano fino a noi mediate dalla sensibilità  dell’artista.

Paolo de Cuarto consuma nei suoi lavori il momento della pubblicità, della propaganda, dell’annuncio per ricavare ed estrarre dall’immagine un linguaggio capace di attrarre non più per il solo valore pubblicitario, che continua a possedere perché presente nei nostri ricordi, ma anche per l’essenza artistica! Da oggetto (prodotto commerciale) a contenuto (visivo) che diventa espressione, linguaggio e comunicazione artistica.   Racconti che ci raggiungono come il risultato finale di un viaggio, che       ci lascia provare ad immaginare l’artista intendo a rintracciare in un grande bazar vintage frammenti di tante piccole storie, che fanno parte dei suoi e dei nostri ricordi, che arrivano fino a noi graffiate dal tempo, come tutte le cose che appartengono ad un passato che abbiamo vissuto da protagonisti, oppure che ci hanno raccontato. Immagini già vissute, capaci  di per se di accendere nei nostri   ricordi tante storie anche se queste storie non le abbiamo vissute in prima persona; viverle, farle proprie non è come raccontarle, ma Paolo de Cuarto ben consapevole di questa doppia chiave di lettura del suo percorso, riesce a trovare attraverso l’usura (voluta) delle sue opere quell’equilibrio capace di offrire allo spettatore la sensazione, l’incredulità e la percezione di trovarsi davanti un frammento di storia, recuperato e presentato come fosse un reperto, una documentazione.

Il risultato sono opere consumate, erose dagli eventi casuali, spellate dal sole e dalla pioggia, derubate e private della loro funzionalità originale, decontestualizzate ed esposte nude, con indosso il ricordo    di un momento, di una età vissuta, ma cariche di entusiasmi, rigenerate di nuova vita.

La parola d’ordine è sperimentare, aggiungere e sottrarre, divertirsi ad intervenire con sapienza con graffi, scalfitture e abrasioni, in maniera tale da far sembrare tutto casuale, come se tutto fosse il risultato dello scorrere del tempo, dell’abbandono, dell’assenza di cura che lascia indelebile i segni di una lunga e solitaria attesa. Paolo de Cuarto riconquista, riabilita questa memoria, superando l’uso e il contesto pubblicitario, offrendo una concezione visiva figlia di un percorso artistico elaborato.   La pubblicità diventa espressione d’arte, abbandona la suo significato consumistico, per concentrarsi esclusivamente sulla capacità di rigenerarsi e trasmettere nuovi messaggi e presentarsi come conclusione  di una ricerca che l’artista porta avanti ormai da lungo tempo, con una tecnica che rende i suoi lavori unici.

Immagini che hanno segnato il tempo e la storia di una generazione, il modo di essere, il modo di vivere.  Paolo  de  Cuarto  ci  accompagna  in  un  viaggio  a  ritroso,  in  un  mondo  non  molto  lontano, all’apparenza perduto, popolato da personaggi   fantastici che con la loro presenza hanno scandito    i momenti di una quotidianità che diventa carattere, identità. Attenzione però a non leggere il percorso dell’artista come l’esclusivo desiderio nostalgico di riportare in vita un passato lontano, anche se la seduzione dei nostri ricordi potrebbe convincerci del contrario. Paolo de Cuarto guarda a queste storie con passione con voglia di capire, di afferrare e consumare tutto il meglio che c’è-

Immagini in bianco e nero, oppure coloratissime, che si legano nel racconto con i numeri e con le parole, con slogan pubblicitari capaci di restituirci l’umore e le sensazioni di un periodo.

Il carattere grafico delle parole e dei numeri hanno un ruolo importante nel percorso di Paolo de Cuarto  capace  di  fondere  queste  due  strade  in  una  soluzione  visiva  di  continuità:  da  una  parte  la capacità di comunicare un messaggio (ormai privo del valore pubblicitario ma ancora carico di   quella valenza squisitamente verbale) dall’altra uno stile tipografo che diventa segno, traccia immagine. È il gioco delle parole che perdono di significato (commerciale) per diventare immagine, forma, aspetto, brani di un insieme recuperati che scandiscono i cambiamenti dei tempi. Così come i numeri, che perdono il valore del messaggio pubblicitario-economico, e diventano protagonisti di un messaggio artistico. Nella società di una pubblicità lastminute, che irrompe con velocità nella nostra  quotidianità,  Paolo  de  Cuarto,  recupera  nei  suoi  lavori  la  poesia  dell’attesa  di  una  storia, racchiusa in un messaggio pubblicitario. Vi riesce grazie alla propria sensibilità  artistica,  al  suo essere ricercatore di memorie, di storie passate che hanno la semplice pretesa di fissare nei nostri ricordi un pensiero, il desiderio, fosse anche solo per un solo istante, di far parte di quella storia, di ritornare indietro nel tempo per ricordare, oppure vivere quell’età.

È un po’ come ritrovarsi in archivio a sfogliare documenti redatti a mano, con una grafia e quel   modo di scrivere capace di strapparci un sorriso ogni qual volta, ci imbattiamo in sensazioni, ricordi, memorie, tracce di un passato che si svelano davanti ai nostri occhi in modo riconoscibile. Nei lavori di Paolo de Cuarto il fattore riconoscibilità del messaggio artistico esiste più che mai e si rivela più forte del messaggio pubblicitario, poiché quest’ultimo già consumato dalla storia, da una società che ci colpisce con la vocazione della pubblicità, ma nello stesso tempo ci permette di cambiare canale (quando è stata l’ultima volta che hai osservato una  pubblicità?).

Per un solo istante, quel mondo di forme bizzarre, di parole e numeri, di suoni e colori, che ci appare così distante, ritorna sospeso, catturato in un flashback dove il passato invade il tempo presente! Paolo  de  Cuarto  impara  da  questi  tempi   tutto  il  suo  stile  con  l’intendo  di  trasmetterlo,  di  imparare dal passato per meglio vivere il presente. Con i suoi lavori diventa un moderno Cappellaio Matto,  che ha come traguardo, non certamente il controllo e la manipolazione della mente, ma giocare insieme ai nostri ricordi e renderci protagonisti di una realtà che indietro non torna mai, ma guarda ai quei frammenti di memorie e li offre a chi vorrà saperne di più…

 


 

Shards of memory, frames able to give stories new life, accompanying the flow of time, telling us customs  which  have  become  traditions.  Paolo de Cuarto gives  us  snap-shots  taken  on  the  edge between the memory of advertising and the wonder of unexpected encounters, of comebacks or shared spaces. A thundering noise of words, numbers, characters and images of a time, from which they come back decoded, and come to us through the artist’s sensitivity.

Paolo de Cuarto uses advertising and propaganda in its artworks, in order to extract from the image a language able to attract us, not only for its advertising value – prevailing in our reminiscences – but also for its artistic essence. From a commercial object to a visual content, becoming expression, language and artistic communication. These are tales coming to us as final result of a journey, which makes us imagine the artist picking up many little stories in a big vintage bazaar. Stories which are part of his and our memories, getting here scratched by the time; just like anything that belongs to a past time which we lived as protagonists, or which has been told to us.

Already lived images, able to light up our memories with many stories, even if we haven’t actually lived them in first place. To live those stories, to make them your own is not like telling them, but Paolo de Cuarto  –  well  aware  of  his  double  sided  path  –  is  able  to  find  that  perfect  balance,  thanks  to  the (desired) wear of his artwork. And that balance is able to give the spectator the sensation, the incredulity and the perception of being in front of a piece of history, recovered and shown as if it was an evidence, a record. The results are worn artworks corroded by events, peeled by the sun and the rain, robbed and deprived of their original functionality, de-contextualized and exposed, naked, wearing just the memory of a moment, of a lived age, but full of enthusiasm and restored with new life.

The key word is to experiment: add and deduct, have fun and step in with wisdom, scratches, pinpricks scrapings; everything is done to look casual, as if it was the result of the time passing, of abandon, of lack of attention, marking a long and lonely waiting. Paolo de Cuarto takes that memory back, restores it, overcoming its use and the advertising context, giving us a visual concept born from an artistic and elaborate path. Advertising becomes art expression, gives up its consumer meaning, to focus only on the ability to regenerate and spread new messages. In this way, it is able to show itself as the conclusion of the research, which the artist has been doing for a very long time with a special technique, making his artworks unique  pieces.

Images which have marked the time and the story of a generation, the way of being, the way of living. Paolo de Cuarto takes us through a journey to the past, in world not so far from us, which only seems lost. A world inhabited by incredible characters, who – with their presence – have marked the moments of everyday life becoming personalities, identities. However, we must pay attention: we should not see the artist’s path only as a nostalgic desire of bringing a lost past back to life, even if our memories may tempt us to believe otherwise. Paolo de Cuarto looks at these stories with passion, with desire of understanding, grabbing and using all the   best.

Black and white or hyper-colored images, which blend together into the tale with numbers, words, with advertising slogans able to make us feel again the mood and the sensation of a past age. The graphic nature of words and numbers has an important role in Paolo de Cuarto’s path, a role which merges two paths into one visual and continuous solution: on one side, the ability of communicating  a message (now lacking of its advertising worth, but still full of that delightful oral value); on the other side, a typographical style becoming sign, image trace. It’s the game of words losing their (commercial) worth to become images, shapes, appearances and restored tracks of combination which marks the change of times. And the same happens to numbers, which lose the worth of the advertising/economic  message,  and  become  main  characters  of  the  artistic  message.  In  a  society where last minute advertising invades our daily life, Paolo de Cuarto restores – in his artworks –   the poetry of waiting for a story, a story which has been kept in the advertising message. It is possible thanks to the artist’s sensitivity, to his search for memories and past stories which have the plain claim to set a simple thought in our minds: the desire of being part of that story, of coming back in time to remember – or just to live –  that age, even just for a moment.

More or less, it is like being in an archive, leafing through hand-written documents, which have a writing able to make us smile every time we come into sensations, memories and signs of the past, revealing in front of our eyes. Paolo de Cuarto’s sign awareness is clearly recognizable in his artworks, and it is way stronger than the advertising message, because the latter has already been worn out  by history, by a society which hits us with advertising calling. However – at the same time – that advertising calling allows us to change channel whenever we want to (when was the last time you actually  WATCHED  an advertisement?).

Just for a moment, that world made of weird shapes, words and numbers, sounds and colors, a world which appears so far from us, comes back hanging, seized in a flashback, where the past invades the  present  time.  Paolo  de  Cuarto  gets  all  his  style  from  these  times,  meaning  to  spread  it,  to  learn from the past in order to better live the present. With his artworks, he becomes a modern Mad Hatter, who doesn’t want to control or manipulate minds, but to play together with our memories and to make us protagonists of a reality. A reality which is not intended to go back, but that looks at those shards of memories and offers them to those who want to know more.



Roberto Sottile